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Pescara: morte per Taser

Riccardo Zappone è morto per arresto cardiaco in Questura di Pescara il 3 giugno 2025 dopo essere stato colpito con un Taser sparato da un poliziotto. Non aveva problemi cardiologici. Lo dice suo padre in un'intervista al quotidiano pescarese “Il Centro” tra le lacrime per la perdita del figlio, che aveva trent'anni.

Il quotidiano nazionale La Repubblica, invece, sceglie di enfatizzare in un sottotitolo il fatto che Riccardo “aveva problemi psichici e una storia di dipendenze”, in modo inquietantemente simile a come, qualche anno fa, il “disturbo bipolare” dell'assassino di Alika Ogorchukwu a Civitanova Marche è stato enfatizzato. La stigmatizzazione della malattia mentale sulla stampa italiana non conosce limiti, a quanto pare, sia per le vittime che per gli autori di violenze mortali.

Nonostante questa ennesima morte per Taser, lo sfacciato linguaggio di marketing dei suoi produttori, la multinazionale americana Axon, continuerà senza dubbio come prima. Un documento sul sito web della società, intitolato “Quanto sono sicure le armi Taser?”, inizia con le parole “La nostra missione è quella di proteggere la vita”. Meglio che il padre di Riccardo non lo legga.

E in tutto questo viene in mente una domanda, legata all'uso predominante del Taser contro le minoranze etniche: se Riccardo Zappone fosse stato straniero, avremmo mai conosciuto la sua storia, il suo disagio, le lacrime dei suoi genitori?